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Caffettiere dal mondo: come preparare alcune varianti della magica bevanda nera

Caffettiere dal mondo: come preparare alcune varianti della magica bevanda nera
Nel mondo esistono diversi modi per preparare il caffè. Per chi ha voglia di sperimentare e assaggiare altre bevande, oltre a quella classica realizzata con la moka, ecco alcune caffettiere per ottenere tre tipologie differenti di caffè

Una tazzina di caffè si può osservare sotto tanti punti vista. Il suo aroma può condurre a quei remoti luoghi della memoria, magari legati all’infanzia o alla domenica mattina. Il suo sapore, poi, è un’esperienza degustativa dalle mille sfaccettature. Speziata, fruttata, al cioccolato, al tabacco, qualsiasi fragranza riesca ad emanare, il caffè porta con sé la storia dei suoi processi di lavorazione. Ma dietro quella tazzina, soprattutto, ci sono le persone, con le loro avventure, con le loro emozioni. Un primo appuntamento, una scusa per rivedersi, una chiacchierata tra amici, una colazione da ricordare, un inizio di giornata, un lento pomeriggio estivo, intorno alla bevanda scura ogni paese custodisce racconti, cultura e tradizioni. Per preparare qualsiasi tipologia di caffè servono tre elementi: la miscela giusta, l’acqua e la caffettiera. Oltre all’immancabile moka, esistono differenti strumenti che danno vita a questa secolare abitudine, ciascuna per ogni varietà di caffè che si voglia realizzare.

Il caffè vietnamita

Il set di filtri per caffè Trung Nguyen è realizzato in Vietnam ed è lo strumento ideale per produrre il vero caffè vietnamita. Il Vietnam è uno dei primi produttori a livello mondiale di caffè, bevanda arrivata nel paese intorno al XVIII secolo e diventata presto un’abitudine importantissima per la popolazione. Tutto il paese asiatico è ricco di bar e piccole attività dove poter assaporare questa bevanda, che al palato risulta più concentrata rispetto al nostro caffè. Questa sensazione intensa è dovuta alla preparazione lenta tramite un processo di “gocciolamento”. Il set è composto da tre filtri in acciaio inox: uno sotto forma di un piattino, uno posizionato sul fondo di un bicchierino e un ultimo sfuso. Per prima cosa, si prende la tazza da cui si berrà il caffè e la si chiude con il piattino, poi si posiziona sopra il bicchierino col filtro e al suo interno si versano tre cucchiaini di caffè tostato. In Vietnam la tostatura prevede l’utilizzo del burro di cacao, che donerà una nota di mandorla al prodotto finale. Successivamente, si inserisce nel bicchierino il terzo filtro che andrà a coprire, con una leggera pressione, il caffè macinato. È arrivato il momento dell’acqua bollente: in un primo momento se ne versa un dito dentro il bicchierino di metallo, in modo da idratare il caffè, poi, trascorsi dieci secondi, si riempiono i 3/4 del bicchiere. A chiudere il tutto è un coperchio, sempre in acciaio inox, che manterrà il calore dell’acqua mentre il caffè scenderà lentamente nella tazza. Sorseggiare il caffè vietnamita non rientra certo nella filosofia dei nostri bar, dove l’espresso al banco è un’azione spesso fugace. Perché la bevanda preparata con i tre filtri sia pronta servono infatti dieci o quindici minuti, un lasso di tempo in cui ogni sguardo e ogni parola possono riempire l’attesa. Si possono trovare altre due varianti di caffè vietnamita: una è prodotta versando una piccola quantità di latte condensato sulla base della tazza (la striscia bianca risplenderà in contrasto con il nero del caffè e, se mescolata, renderà la bevanda più dolce); la seconda prevede una buona dose di una sorta di zabaione sopra il caffè pronto, realizzando in questo modo il famoso egg coffee.

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Il caffè turco

Il caffè turco è stato dichiarato Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Come per il caffè vietnamita, anche questa bevanda va gustata in un tempo lungo e rilassato. Si differenzia da quello arabo (il qahwa) per le spezie usate durante la preparazione e per il tipo di caffettiera utilizzata: la grande caraffa dallah per quello arabo, il piccolo bricco cezve battuto in rame con il collo stretto e il manico lungo per il caffè turco. Le ricette, invece, hanno procedimenti molto simili. La caffettiera Nosy Nomad è rivestita esternamente da rame martellato e internamente di stagno, sul bordo ha un beccuccio che evita la fuoriuscita della bevanda mentre viene servita. Si può ordinare in diverse grandezze, da due, da quattro, da sei e da dieci porzioni. Per realizzare il caffè turco bisogna preparare prima di tutto la polvere di caffè, macinando i chicchi dentro un mortaio o in un piccolo frullatore. La consistenza finale deve essere simile a quella dello zucchero a velo. Al caffè si possono aggiungere delle spezie a piacere, come il cardamomo e la cannella, sempre ridotte in polvere. 2,5 grammi di caffè necessitano di 30 ml di acqua. Si procede, quindi, facendo bollire l’acqua dentro il cezve. L’acqua può essere zuccherata o meno, a seconda delle preferenze. Raggiunta l’ebollizione, si toglie la brocca dal fuoco e si aggiunge il caffè con le spezie. Mescolando lentamente, si riporta il cezve sul fuoco mantenendo la fiamma bassa. Non appena la bevanda comincia a bollire, si rimuove per qualche secondo il caffè dal fuoco per poi riprendere l’ebollizione. Quando la bevanda comincia a salire al bordo della piccola brocca, è il momento di spegnere i fornelli e di servire. Prima di gustarlo sarà necessario aspettare qualche minuto, affinché il mix di polveri si depositi sul fondo della tazzina. Si beve solo la parte liquida, la cui consistenza sarà comunque molto densa e al palato risulterà più forte rispetto al nostro caffè. Dalla strana conformazione del sedimento finale nasce la caffeomanzia, l’arte della lettura dei fondi di caffè.

Il caffè all’americana

Per ottenere una buona tazza di caffè all’americana, chiamato “bibitone” per gli amanti dell’espresso, si deve avere una caffettiera elettrica. La macchina Aicok ha funzioni automatiche programmabili ed è molto facile da utilizzare. Per il primo uso è consigliabile attivare la caffettiera solo con acqua, senza il caffè, successivamente è opportuno lavare a caldo le parti removibili. La caraffa contiene fino a dodici tazze, per riempirla interamente bisogna versare l’acqua nel serbatoio (il livello è visualizzabile tramite una finestrella trasparente sul lato esterno), inserire il caffè macinato (meglio se macinato grossolanamente) fino al bordo del filtro a cono e attivare la macchina con un pulsante. Per un solo bicchiere di caffè sono invece necessari circa 200 ml d’acqua e tre misurini di caffè. Un timer permette di avviare la macchina quando si desidera, in modo da svegliarsi con il caffè già pronto. Si può anche mantenere calda la bevanda fino a 40 minuti oppure riscaldare quella già fatta. A parità di quantità, il caffè all’americana ha meno caffeina di un espresso ma dal momento che le dosi sono molto superiori la caffeina si moltiplica. Bisognerebbe fare attenzione anche alla terminologia, se infatti nei nostri bar si chiedesse un “caffè americano” avremmo un espresso con l’aggiunta di acqua calda, la cui quantità è a piacere.

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