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Hashi, tutto ciò che c'è da sapere sulle bacchette giapponesi

persona che mangia con bacchette
Sulla origine di queste bacchette si contano numerose leggende, ma è certo che venivano utilizzate già ai tempi della dinastia Shang (1600-1100 a.C.).

Risalgono all’antica Cina ma sono ormai diventate conosciute in tutto il mondo: le bacchette giapponesi per il cibo sono una coppia di piccoli bastoncini affusolati, di uguale lunghezza, che vengono utilizzate tradizionalmente come posate in buona parte dell'Asia orientale e sud-orientale. Soprattutto Cina, Giappone, Corea, Taiwan, Thailandia, Vietnam e Singapore. La coppia di bastoncini si manovra con una sola mano, esattamente tra il pollice e le altre dita. Sulla loro origine ci sono numerose leggende, ma è certo che venivano utilizzate già ai tempi della dinastia Shang (1600-1100 a.C.). Qualcosa di simile è stato dissotterrato anche nel sito archeologico di Megiddo in Israele: una prova dell'esistenza di rapporti commerciali tra il Medio Oriente e l'Asia nei primi tempi dell'antichità. Ma circoscriviamo la nostra ricerca sopratutto a quelle giapponesi, ai loro usi e alle loro regole. Sì, perché occorre prestare anche attenzione al loro “galateo”. Alcune istruzioni per un uso corretto. Innanzitutto il cibo non si dovrebbe trasferire dalle bacchette di qualcuno a quelle di qualcun altro. Quando invece non si usano, le estremità appuntite dovrebbero essere appoggiate su un poggiabacchette. Non è considerata buona educazione, invece, usare l'estremità opposta pulita per spostare il cibo dal piatto comune: meglio chiedere un paio extra per le separazioni. Inoltre non si dovrebbero incrociare sulla tavola, né lasciare appoggiate verticalmente in una ciotola di riso, poiché questo è il simbolo della morte.

La lunghezza delle bacchette

In giapponese, le bacchette vengono chiamate hashi, scritto 箸. Sono note anche come otemoto, un'espressione stampata comunemente sugli involucri delle bacchette usa e getta. Vi sono diversi stili di bacchette che variano in relazione a vari criteri. Partendo dalla lunghezza, le bacchette lunghe tra i 30 e i 40 centimetri sono utilizzate per cucinare, specialmente per friggere a fondo i cibi. In Giappone sono chiamate saibashi (菜箸). Le bacchette più corte sono usate generalmente come utensili per mangiare, ma anche per cucinare.

Le bacchette più o meno affusolate

Un’altra variabile è quella legata all’affusolamento: generalmente l'estremità è smussata o appuntita, le prime per trattenere il cibo e spingere il riso nella bocca, le altre usate soprattutto per spinare il pesce. Ma c'è anche chi ha azzardato nuove forme mai sperimentate.

Lunghezze dettate anche dal sesso

A volte ci si può anche imbattere in lunghezze diverse: più corte per le donne, più lunghe per gli uomini, “mini” per i bambini. E poi ci sono i materiali: vengono realizzati in bambù, plastica, legno, osso, metallo, porcellana, giada e avorio.

Le hashi in metallo

Le bacchette di bambù e legno sono economiche, conducono poco il calore e forniscono una buona presa per trattenere il cibo grazie alle loro superfici opache. A buon mercato anche quelle di plastica, che conducono poco il calore ma sono poco prensili e non possono essere usate per cucinare. Quelle in metallo, invece, sono durevoli e facili da pulire. Ma anche queste sono troppo lisce per trattenere bene il cibo. Ce ne sono anche altre in avorio, giada, oro e argento, ma solo per questioni legate a sfarzo e lusso.

Le hashi deluxe

Frequenti anche gli ornamenti: le bacchette di legno o di bambù possono essere dipinte per semplici questioni estetiche, o per renderle impermeabili all'acqua. Quelle in metallo a volte vengono irruvidite o rigate all'estremità affusolata per renderle meno scivolose. E ci sono anche coppie in metallo molto lunghe talvolta sono legate da una piccola catenina per impedirne la separazione.

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