iRobot fallisce: addio al re del Roomba dopo 35 Anni
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di Marco Ponteprino
iRobot, il produttore del celebre aspirapolvere robot Roomba, ha depositato istanza di fallimento domenica 14 dicembre 2025, segnando la fine di un'era durata 35 anni.
L'azienda con sede a Bedford, Massachusetts, è stata fondata nel 1990 da Rodney Brooks e da alcuni suoi ex studenti, Colin Angle e Helen Greiner.
iRobot è un marchio di grande importanza per la domotica, avendo venduto oltre 50 milioni di robot aspirapolvere. Punta di diamante per l'azienda è il celebre Roomba, lanciato sul mercato nel 2002 e diventato punto di riferimento per l'intero settore.
L'azienda ha dominato a lungo questa nicchia, con quote di mercato impressionanti. Nonostante i profitti, negli ultimi anni iRobot ha patito la concorrenza cinese, con prodotti low-cost dal rapporto qualità-costo impossibili da reggere.
Brand come Ecovacs Robotics hanno invaso il mercato, segnando un rapido declino per l'azienda statunitense.
Il fallimento di iRobot: crolla il colosso dei robot aspirapolvere
Dopo un primo periodo di crisi, nel 2022 la salvezza per iRobot è sembrata arrivare da Amazon. Il colosso tech ha infatti tentato di acquisire la compagnia per 1,7 miliardi di dollari.
L'opposizione di enti regolatori europei ha però bloccato l'operazione, con l'accordo tramontato definitivamente a gennaio 2024. Da quel momento, iRobot entrò in un collasso graduale ma inesorabile, conclusosi nella giornata di ieri.
Secondo la documentazione consegnata al tribunale del Delaware, prevede che PICEA acquisirà l'azienda, cancellando i debiti e trasformando iRobot in società privata, delistandola dal Nasdaq, mentre altri creditori e fornitori riceveranno i pagamenti dovuti. L'operazione, secondo le dichiarazioni pubbliche, garantisce continuità senza interruzioni per funzionalità e app, programmi clienti, partner globali, supply chain e supporto prodotti.
Di certo, questo epilogo è un duro colpo per la nicchia dei robot aspirapolvere, una dimostrazione di come nel mondo tech nessuna azienda possa sedersi sugli allori, soprattutto nelle nicchie dove la presenza di marchi low cost orientali è crescente.